domenica 2 maggio 2010

Contesto dannunziano 2 - Fotoalbum a cura di Claudio Di Scalzo







Io pensava in un pomeriggio recente - tornando dai Giardini per quella tiepida riva degli Schiavoni che all’anima dei poeti vaganti poté sembrar talvolta non so qual magico ponte d’oro prolungato su un mare di luce e di silenzio verso un sogno di Bellezza infinito - io pensava, anzi assisteva nel mio pensiero come a un intimo spettacolo, alla nuziale alleanza dell’Autunno e di Venezia sotto i cieli.

Era per ovunque diffuso uno spirito di vita, fatto d’aspettazione appassionata e di contenuto ardore; che mi stupiva per la sua veemenza ma che pur non mi sembrava nuovo poiché io l’aveva già trovato raccolto in qualche zona d’ombra, sotto l’immobilità quasi mortale dell’Estate, e l’aveva anche sentito fra lo strano odor fetido dell’acqua vibrar quivi a quando a quando come un polso misterioso. “Così veramente”, io pensava “questa pura Città d’arte aspira a una suprema condizione di bellezza, che è per lei un annuale ritorno come per la selva il dar fiori. Ella tende a rivelar di sé medesima in una piena armonia quasi che sempre ella porti in sé possente e consapevole quella volontà di perfezione da cui nacque e si formò nei secoli come un creatura divina. Sotto l’immobile fuoco dei cieli estivi, ella pareva senza palpito e senza respiro, morta nelle sue verdi acque; ma non m’ingannò il mio sentimento quando io la indovinai travagliata in segreto da uno spirito di vita bastevole a rinnovare il più alto degli antichi prodigi.”

Questo io pensava, assistendo allo spettacolo incomparabile che per un dono di amore e di poesia io poteva contemplare con occhi attentissimi la cui vista mi si mutava in visione profonda e continua … Ma con qual virtù potrò io mai comunicare a chi m’ascolta questa mia visione di bellezza e di gioia? Non v’è aurora e non v’è tramonto che valgano una simile ora di luce su le pietre e su le acque. Né subito apparire di donna amata in foresta di primavera è inebriante così come quella impreveduta rivelazione diurna della Città eroica e voluttuosa che portò e soffocò nelle sue braccia di marmo il più ricco sogno dell’anima latina.

(Gabriele D’Annunzio, da “Allegoria dell’Autunno”. A cura CDS)




 

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