mercoledì 28 settembre 2011

Accio: In Aeternum Labyrinthum. A SARA ESSERINO

 



Accio

a Sara Esserino

IN AETERNUM LABYRINTHUM
 
Stanotte INCUBA era un labirinto
Costruito sulla mia faccia. L’Uscita
è evento già accaduto in ogni suo angolo
Perché pagina già scrittta sulla perdita
D’amore. Sarei rimasto parte umana
All’infinito tra mura fatiscenti
E
Se qualcuno qualcuno qualcuno qualcuno...
E
Se qualcuna qualcuna qualcuna qualcuna…
Passa davanti all’Entrata preghi per me
Che nel sonno riceverò sugli occhi
Carezza per togliere polvere
Su quanto non vissi
Senza saperne il perché.


ACCIO

ORE 4,30




 

giovedì 15 settembre 2011

Accio Heathcliff : Pagina prima dal quaderno delle distanze. A Sara Earnshaw






                                          


                     Accio Heathcliff

                     PAGINA PRIMA

                     a Sara Earnshaw

                          In questo quaderno delle distanze! Catherine...
                          Incolmabili per ossatura del tempo (tuo profilo a matita)
                          Scheggia ch’inalbera sagoma di me scafo nella stanza
                          Ogni urna di ricordi macera il suo sillabario
                          Di viali interminabili
                          Sguscia e acerba furia di vento
                          Gocciola… fumetto e pena
                          E genziane sul petto
                          Con fantasmi di china
                          Smacchiati

                                             Accio Heathcliff


                                                 ORE 14,30



 

sabato 10 settembre 2011

ESPLORATORE: Nel Bianco Assoluto. A LUIGIA ZAMORANO





Esploratore

NEL BIANCO ASSOLUTO

a Luigia Zamorano



Il francobollo di stamani all’alba, Luigia, ha il colore bianco avorio del tuo incarnato, ci poso il mio viso notturno e se non mi vedi è perché nell’architettura di questa nostra prigionia, da lontano l’uno nell’altro, è anche concepita la sparizione per sventata purezza.

Ma cosa ci fanno in giro, su questo oceano elettronico sì volgare nelle sue correnti, due come noi?, due farfallini bianchi in notte spessa, tu nel dolore manto spinoso della veglia, io nel bianco verso la tua fronte accecato dal rimpianto?

Anello nel suo circolo pura memoria dell’incorporeo. Bimba ti stringo a me come citta adolescente di mollica.

Polo australe giglio d’albume sul tuo sospiro m’avvolge, e ti vedo, amore mio, e non siamo visti, e il piccolo francobollo immaginiamo, pensiamolo assieme!, che un dio cortese verso la nostra tragica storia lo legga tanto da vederci il mio arrivo, il nostro abbraccio, la salvezza.










 

venerdì 9 settembre 2011

L'ultima impresa dell'Esploratore, l'ultima Redenzione possibile. A Luigia Zamorano




L'ULTIMA IMPRESA DELL'ESPLORATORE

L’omino che si tuffa nella trachea ha come ali la sua grafia brumosa e mentre precipita senza respiro pensa che così si sente l’incauto allocco cadendo nella cappa del camino mentre scambia per occhi amici i carboni mezzi spenti.
Che ghirigoro sarà mai il rimpianto! Si finisce sempre per scrivere sul vuoto lasciato da qualche molle incubo. E sul bianco di una busta tutto è di una tale evidenza che, proprio non intendo perché qualcuno con lo stiletto della china gioca cone me!

Questi personaggi, Luigia, incaute apparizione, li disegno sopra il rettangolo di una busta, perché arrivando da te, ti rivelino che questa impresa di raggiungerti nella Terra della Regina Maud, m’impone oscure presenze negli organi vitali, e se riesco a dare loro un ectoplasma di visibilità ciò mi evita di piegarmi in due dalla dolorosa fatica, e di sperare che questo viaggio, l’ultima redenzione possibile per me, abbia qualche possibilità di riuscire. Gli Omini ti dicono che se il passo a volte è malcerto è perché cado, anch’io cado, nella disperazione, e proprio, Luigia mia, non posso fare di più.



 

lunedì 5 settembre 2011

Cercando l'oro della poesia all'indietro: Hermann Hesse a Livorno. 1 - Traduzione di MARGHERITA STEIN



                   




CERCANDO L'ORO DELLA POESIA ALL'INDIETRO:
HERMANN HESSE A PISA E LIVORNO


Il tedesco Hermann Hesse, prima di scrivere Siddharta e altri romanzi che del viaggio sono debitori per tutto quello che incide nell’io dei protagonisti – a volte come cesello di ansie e più spesso depositando parole enfatiche in vocazioni tendenti all’universale – e sulle loro suole, venne a Pisa nel 1901 e si fiondò verso il Campo dei Miracoli e più miratamente in Camposanto Vecchio. A cercare il Trionfo della morte. Il luogo, nel suo immaginario, l’aveva avuto in prestito, sembra, dal dipinto di Leo von Klenze di Monaco, che col suo Camposanto Vecchio del 1858 offriva lo spazio per meditare sulle varianti della fine per ogni uomo, ma standosene seduto o accovacciato sotto arcate affrescate e statue sognanti l’al di là. Che Hesse a Pisa fosse un perfetto enfatico, o meglio enfatista nato, lo testimoniano anche le poesie scritte sul porto di Livorno dove approdò.
Margherita Stein che ne ha tradotta una, appunto Porto di Livorno, è convinta che i traduttori poi abbiano aggiunto allo zucchero lo sciroppo con forzate rime e mazzi di aggettivi. E non è che con gli anni Hesse sarebbe migliorato: avrebbe soltanto aggiunto acquarelli, Monti Verità, e altre alture sul genere del sublime, compresa quella modellata dalla pietra ollare di Chiavenna e le giungle con relativi templi dell’India. La Svizzera con i suoi misteri dove l’ora esatta nell’estetica, mi sia consentita la battuta, non compare mai, lo accoglie a Montagnola: qui scrisse di Klingsor e di altri meandri esoterici. Hermann Hesse muore il 9 agosto a Montagnola per emorragia cerebrale. E viene seppellito nel cimitero di S. Abbondio. Qualcuno potrebbe recarsi qui e disegnare Il trionfo di una vita dinamica sulla morte. Era nato ottantacinque anni prima a Calw sul fiume Nagold, nel Württemberg.

(Claudio Di Scalzo – Annuario TELLUS 27 “Dalla Torre Pendente alle Alpi. Viaggi e altri viaggi” - 2006 Volume esaurito che verrà ripubblicato come E-Book sull’Olandese Volante)



°°°







PORTO DI LIVORNO

Una scena m’impressionò anni addietro
e non cessa d’offrirmi una mite nostalgia.
È spesso in me, tra le lacrime, vicina e distante
come canto di fanciullo viaggiatore,
obliata e poi sognata melodia.

Il sole stava tramontando col suo ardore affaticato
e sfumava il profilo in lontananza delle isole
tra profumo e cielo. Contro le sponde
della mia barca fremevano gravi e ritmate
le onde del mare.

Fiammeggiante nel suo triangolo la vela cadmio
presso il molo stava. Uno spesso chiarore scivolava
con repentina bellezza sul mare dorato
portando con sé gli ultimi raggi cinabro
nel crepuscolare regno violetto.

(Traduzione di Margherita Stein)

Dal giornale on line TELLUSfolio
(2005-2009) di Claudio Di Scalzo