CDS: "Ehi! Orfeo Oh che tu Feo", I - 2010
A Sara Esserino
Attraverso la musica
Io mi slanciai in alto sul mondo, e
Sperimentando la più parte dei discorsi
non trovai
nulla più potente di Necessità.
né un qualche incantamento nelle tavolette
Lignee di
Tracia, che la voce
Di Orfeo riempì di scritti,
né tutti i rimedi che Febo diede agli Asclepiadi,
tagliando per risanare i mortali dal molto soffrire.
Euripide, Alcest, 962-972
(trad. Giorgio Colli)
CDS: "Ehi! Orfeo ma che tu Feo", II - IX 2012
A Sara Esserino
NOTA CDS
Quel che ho inteso, Sara Esserino, a
naso (orfico?) è che “Necessità” rimanda
al Destino (se l’accucciò Parmenide per primo questa spina in fiore tra le
mani?), dalla forza immaginabile e inimmaginabile (se lo scordano) ai mortali!,
potentemente forza che varca – annienta anche – ogni “rimedio” operante in
contrasto, sia che lo suggerisca nella scala del cervello Apollo o che lo insuffli
nel muscolo cardiaco Dioniso.
Ma più chiaro di me, è Stefano
Maso, che mi hai consigliato di leggere, e che per eventuali lettori-navigatori, meno
specialisti in materia come me, di questa atipica antologia, potrà esser utile.
(…) La poesia di Orfeo è in primo
luogo il canto di Apollo, cioè espressione, apparenza, musica e parola, ma il
suo contenuto è – attraverso la passione di Dioniso – il mistero di Dioniso;
con ciò si osservi, è posta in rilievo la distinzione chiave tra sfera dell’apparenza,
dell’illusorietà, dell’esteriorità e sfera del mistero, del divino, dell’autentico,
dell’interiore. Toccando il motivo centrale dell’etica orfica si capirà allora
come nell’orfismo vada ricercata la fondazione del principio dell’interiorità,
la concezione cioè del divino immanente nell’uomo, che è alla base di tutto il
filone del successivo pensiero mistico da Platone al cristianesimo (…)
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