Silvae Lo signora Decò
Foto CDS 2003
MAGLIERIA INTIMA
Diversi sono i modi in cui l’Amore tocca l’anima
Risuona oh sì se risuona in pena e gaudio
Ciascun tipo d’amore ha funzione-scopo-necessità
(e fiorisce sulle labbra l’impossibilità di
combinare alcunché di diverso)
Amore toccami governatore di flora e fauna
Blandiscimi Amore rovescia il mondo
In me nell’illusione. Alla parola come profondità
Ah il tepore della tua lontananza
Anche nel petto si fa montagna da scalare
Vertigine in rossa mano conformata
E accesa accogli lei che amo. Accoglila
Nella nostra limitata realtà dove piovono le frecce di
Eros.
Come grandinasse ciò ch'è stato dettato una sola volta.
Intanto scolpisco – ma dove? – sui polpastrelli
Che la passione erotica è matta meteorologia in Amore.
Semplifico, m’annuncio, come fa la nuvola gonfiandosi
Sopra la casupola e sgusciando nell’aria gocce,
Cincischiando col sole che le brucia in pancia.
L’eros costringe l’anima innamorata a reagire, a cercare
Un rapporto con la passione che la possiede. Dove l’aria
diviene bianca
Intinta nel pallore dell’altro - sarà la fronte di Paolo
verso Francesca
L’archetipo di tale temperie? – e ogni oggetto sa di
polpa fruttuosa,
Cominciano gli scalini insidiosi, e oscuri, dello sfondo
mitico di ogni amore.
Lo so lo so lo so… è facile ammetterlo, come capire che
la terra vangata
Si mescola all’aria e che la porpora della rosa
Ha relazione col verde dello stelo.
Ma in questa maglieria intima che mi confeziono, calda,
Per l’inverno che verrà, posso rammendare da qualche
parte,
E rammentare anche, che la passione d’amore è una
malattia iniziatica.
Pulsa e punge il telaio dove l’intimità lanosa tesso: ha
occhi per vedere,
Gola per ingoiare, polmoni per respirare: le tue ciglia
Nel fango della disperazione (la lontananza ti fa questo
effetto), succhio
Le tue unghie sulla foto che conservi, respiro l’aculeo
del tuo profumo.
E Denis de Rougemont posandomi il braccio
Sulla spalla, m’informa, che mi sto esaltando, e tu con me,
In una sorta d'eloquio dei sensi e dell’immaginario.
Siamo legati,
Intessuti, direi spremuti nel gomitolo colorato del
molteplice
Che fugge srotolandosi, dentro al “cerchio magico”
dell’amore impossibile!
Nel calore condiviso, e nel colore pennellato, soffice a
ogni latitudine
Della giornata, della passione violenta e senza sbocco.
Sembra che oltre noi stessi, nella temperie anche del
tocco lieve delle labbra,
Come testiera del letto o dell’arco collinare, compaia,
sempre,
Il mito di Tristano e Isotta. Inconscia matrice
archetipica, della civiltà
Occidentale. Questo pensiero, anche letterario, ci
restituisce le nostre ombre
Amorose, felpate, tessute, nel mormorio di un principio,
ah quanto estenuato,
Di mal d’amore.
Sospiri incruenti.
Che son fuori dal tempo, ansanti e tondi
Come monete di nuovo conio.
Risuono in te con te con tutto il flettere
Ribaldo e vuoto.
Altrimenti che assente-cercato sarei?
Esperiamo insieme il Mito, intendi? Sulla lamina di un
rigo
Segatura per pianto marca Tristano & Isotta
apriamo gli occhi
Universalizzando l’anima nella nostalgia. Inseguiamo,
insieme,
Di ostacolo in ostacolo
Quanto non può essere raggiunto. L’amore impossibile.
Sembra quasi un mostro, diciamo un drago ch'è meglio,
A est dell’abisso della nostra nascita
Senza un perché.
Sposi nella lucida, spalmabile in ogni clima, caduta
dell’uno
Nell’altro, anche zoppicando fa lo stesso, siamo
trasportati
Oltre la coscienza dei limiti umani, verso un assoluto
indicibile,
Sede di ogni infiammazione dell’io nobile, cerchiamo la
coscienza
Indifferenziata dell’esistere.
Saltiamo i terremotati giorni come la pulce sulla mano
valica
La linea della vita breve, e, sempre stando al De
Rougemont,
Diventiamo complici: riflettendo il nostro svanire in
ossa, muscoli,
Anche cardiaci, pelle liscia, nella fascinazione
Esemplare, anche per i dottori che cureranno la nostra
follia, del tutto
E in tutto immaginativa: qui, da non crederci!, rimaniamo
soli ed esiliati.
Sia lode al rammendo per maglieria amorosa
Che afferma, ahinoi, la quantità
Perenne dei guai e lai dell’unione che volemmo prima
ancora d’incontrarci.
Silvae Lo My Wife
"cucinata reflex nuda triglia sex che mi piglia"
Foto CDS, 2003
Il nostro amore (da diritto e da rovescio: se tu sei il
mare diventi la spiaggia,
Se io la tellina tu l’onda, se tu la sabbia io il
secchiello,… e questi esempi
Sono per la scuola elementare e i corsi di poesia) si
mutua
Su di un doppio inganno, saliamo in ascensore e scendiamo
In una cascata di rimpianti futuri. Saranno pronti a
intimarci
I nostri speculari narcisismi.
Faremo spallucce. Anche in tempo di melodramma
televisivo?
E se la vampa dell’amore ci dissolverà, fino alla cenere,
fino alla polvere,
Fino all’urna funeraria della disperazione, diremmo, lo
dici con me,
Che abbiamo profumato la compitezza mitica. Il
trascendente
Oltre la vita quotidiana, e che reggeremo
Tutto l’incompatibile oltre la finestra rotta degli
obblighi,
Per rispettare la nostra legge.
“Che tormento!, mi dici, trovare una collocazione nel
quotidiano,
Che noia scoprire
Negli altri sempre dei limiti. Ma davvero mi conduci, e
ti conduco,
Nell’esistenza obliqua e perdente del febbrile
Rispecchiamento che apre all’impossibilità
Di vivere insieme?”
Certo falliremo, amore mio. Che altro posso risponderti.
Però la psiche è paradossale. Sembra che dopo la nostra
morte
Di sposi, rinasceremo, più mansueti.
Al vivere con noi stessi in modo più umile e
differenziato.
Si calmeranno i tamburi notturni sulla corteccia dell’Es.
Lasceremo sui bordi di lenzuola
Ricamate la follia amorosa.
Lo vedi?, Lo senti al tatto? Potrò chiederti. Tu in
silenzio annuisci,
Col collo reclinato.
Il rammendo nella maglieria delle nostre anime ci
sembrerà
Un rattoppo necessario e passeggero. E svenderemo il
libro di Tristano e Isotta
A qualche bancarella sui Lungarni. Ce ne sono ancora? Ci
sono mai state?
Claudio Di Scalzo
dall'annuario TELLUS 29 "FEBBRE D'AMORE", 2008
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