mercoledì 21 settembre 2011

Accio: L'albero di Werther di Luigia Zamorano

 



L'ALBERO DI WERTHER

Cara Luigia Zamorano... ti scrivo dal pc portatile che mi regalasti anni fa. Come immagine di sfondo sul desktop ho messo l’albero che tu chiamasti fotografandolo “L’albero di Werther”. Poi con lo scanner ho ri-fotografato il tutto unendovi il nastro di carta bianca con sopra scritto il tuo nome e cognome. Che firma fotografia e pc ma soprattutto quanto non compare… e cioè un frammento di tua lettera dove mi scrivesti, mesi addietro: “... non ci sono alberi qui nella Terra di Ross all’Antartide, Accio, ma stanotte, anche per il dolore che provavo, ho pensato all’albero di Werther che fotografai nella campagna *** con te, sarebbe adatto con attorno tanto ghiaccio e gelo!!! È un albero con molte fronde ma assolutamente chiuso nel suo egoismo verde, simile all’egotismo del personaggio da cui prende il nome e che ama tanto sconsideratamente la sua donna dandole un rimorso senza redenzione. Un albero così era da di segarlo non da fotografarlo, o di ucciderti io sotto i suoi rami perché tu non scrivessi, emulandolo, tante assurdità romanzesche per poi far quasi morire me, prigioniera, qui!”


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