giovedì 3 febbraio 2011

Gilles Deleuze: L’image et la penséé. Traduzione MARGHERITA STEIN 2 - Per lo prua pomona dell'Olandese Volante di Claudio Di Scalzo

      






GILLES DELEUZE

L’image et la penseéé

 Traduzione di Margherita Stein  

Per lo prua pomona 
dell'Olandese Volante 

di Claudio Di Scalzo Accio




Vorrei dire che, se non considero ancora i rapporti pensiero-cinema, ma cerco di condurli, di fondarli, sono sempre stato colpito da questo, significa che ogni esercizio del pensiero, filosofico o non, direi particolarmente filosofico, presupponeva una certa immagine che il pensiero si faceva di se stesso. Questa immagine presupposta del pensiero, non è facile liberarla. Inoltre cambia con la storia. Può dipendere forse da una causalità esterna, sociale storica? Non ne sono sicuro. Cambia con la storia, per il momento non posso aggiungere altro.

Sicuramente si possono attribuire delle cause a questa variazione, ma queste cause non dicono nulla sulla sua natura. Quindi immagino che ogni pensiero presupponga un’immagine del pensiero, un’immagine variabile .Per capire meglio ciò che si deve cogliere dall’immagine presupposta del pensiero, credo sia necessario non confonderla con ciò che tutti conoscono come metodo.

Pensare implica un metodo. Il metodo ha due aspetti. Per esempio c’è un metodo in Descartes. Un metodo in Kant. Bene! La filosofia può, in un certo modo essere definita esplicitamente come la metodologia del pensiero. Un metodo comprende due aspetti: un aspetto temporale: l’ordine dei pensieri. L’organizzazione dell’ordine dei pensieri è un aspetto del metodo. Poi c’è un altro aspetto: spaziale. Bisogna sapere che: la determinazione degli scopi, dei mezzi e degli ostacoli del pensiero caratterizza l’aspetto spaziale. Quali sono gli scopi del pensiero? Perché pensare? Quali sono i mezzi del pensiero? Come pensare? Quali sono gli ostacoli al pensiero? –ecco il secondo aspetto. Due sono gli aspetti del metodo. Dico che l’immagine presupposta del pensiero non si confonde col metodo, è piuttosto presupposta dal metodo. Il metodo non ci dice quale immagine del pensiero si fa da sé. Il metodo presuppone un’immagine del pensiero, implicita del pensiero. Un’immagine variabile, presupposta così dal pensiero, in quanto pensata da ogni metodo, come caratterizzarla nel modo più semplice?

Utilizzo una parola del glottologo e grande critico letterario Bakhtine: il cronotopo. Egli usa questa parola in un modo molto semplice. È uno spazio-tempo. È spazio-tempo o un continuum spazio-temporale. Ci dice per esempio che la domanda “cos’è il romanzo?” implica lo scioglimento dal cronotopo tipico del romanzo. Vale a dire un modello spazio-temporale presupposto dal romanzo. Allo stesso modo posso dire che c’è un cronotopo del pensiero, e che ogni metodo, dal proprio duplice punto di vista, l’ordine dei pensieri, l’ordine temporale dei pensieri da una parte, dall’altra la distribuzione degli scopi, mezzi e ostacoli, rinvia a un cronotopo del pensiero, un cronotopo che può subire delle variazioni, delle mutazioni. Senza mai essere dato. Ciò che è dato al bisogno è un metodo, ma il presupposto non è dato. Ci vuole uno sforzo speciale per liberarlo. Questo cronotopo del pensiero, questo spazio-tempo presupposto da ogni organizzazione spazio-temporale del pensiero...

Come riconoscerlo? È al suo interno che il discorso filosofico si sviluppa, senza però essere oggetto del discorso filosofico. Ques’ultimo, sviluppandosi, presuppone il cronotopo. Non può che essere delimitato, il cronotopo stesso. E ciò che lo delimita, non sono…





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