L'ALBERO WERTHER
Cara Luigia Zamorano… siccome il Golem ha fatto uno scherzo di quelli terribili al mio pc fisso arrostendone l’hard disk (vedi in Tellusfoglio di oggi)... ti scrivo dal pc portatile che mi regalasti anni fa. Come immagine di sfondo sul desktop ho messo l’albero che tu chiamasti fotografandolo “L’albero Werther”. Poi con lo scanner ho ri-fotografato il tutto unendovi il nastro di carta bianca con sopra scritto il tuo nome e cognome. Che firma fotografia e pc ma soprattutto quanto non compare… e cioè un frammento di tua lettera dove mi scrivesti, mesi addietro: “... non ci sono alberi qui nella Terra di Ross all’Antartide, Accio, ma stanotte, anche per il dolore che provavo, ho pensato all’albero Werther che fotografai nella campagna *** con te, sarebbe adatto con attorno tanto ghiaccio e gelo!!! È un albero con molte fronde ma assolutamente chiuso nel suo egoismo verde, simile all’egotismo del personaggio da cui prende il nome e che ama tanto sconsideratamente la sua donna dandole un rimorso senza redenzione. Un albero così era da segarlo non da fotografarlo, o da suggerirmi di ucciderti, io!, sotto i suoi rami perché non scrivessi, emulandolo, tante assurdità romanzesche per poi far quasi morire me, prigioniera, qui!”
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A novembre on line...
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